Tra gli inquinanti che si trovano nell’ambiente, gli antibiotici costituiscono un rischio sempre maggiore per la salute.
Gli antibiotici sono sostanze che causano la morte dei batteri.
I batteri sono microrganismi spesso responsabili di malattie.
L’esposizione ripetuta dei batteri agli antibiotici li rende resistenti a queste sostanze. Soltanto i batteri che sviluppano caratteristiche di resistenza, infatti, possono sopravvivere e svilupparsi. Perciò gli antibiotici perdono la propria efficacia e lasciano esposti a infezioni sempre più difficili da contrastare.
Il problema va studiato non soltanto in contesti clinici, ma anche negli ambienti esterni.
Come arrivano gli antibiotici nell’ambiente?
Molti farmaci, come svariati antibiotici, vengono in parte espulsi con le urine e le feci. Attraverso le acque di dilavamento degli allevamenti di bestiame e tramite le reti fognarie urbane, essi raggiungono i depuratori che però non sono in grado di abbatterli completamente. Da qui contaminano le acque superficiali e i terreni, con un’azione ecotossica anche a concentrazioni molto basse.
La distribuzione degli antibiotici nell’ambiente determina la selezione dei ceppi di batteri resistenti.
I geni che conferiscono ai batteri la capacità di resistere all’azione degli antibiotici sono stati rilevati con maggiore frequenza e abbondanza in acque superficiali soggette a inquinamento urbano e in acque irrigue e, di conseguenza, in terreni soggetti a fenomeni di intrusione marina che richiedono una abbondante irrigazione son acqua dolce.
La presenza di geni di antibiotico-resistenza è stata registrata anche in acque non contaminate da batteri patogeni.
Sistemi di sorveglianza dell’antibiotico-resistenza
Una tecnica basata sull’uso degli integroni di classe 1 per effettuare rilevazioni sul livello di inquinamento di un ecosistema, compreso quello da antibiotici è stata messa a punto da un gruppo di microbiologi dell’Università di Bolzano. Il metodo consente di valutare velocemente lo stress ambientale e i rischi per la salute umana derivanti dall’inquinamento di terreni e di corsi d’acqua.
Lo studio sull’uso di integroni di classe 1 per il rilevamento di inquinamento da antibiotici nei terreni
Lorenzo Brusetti e Luigimaria Borruso hanno studiato l’efficacia dell’impiego di integroni di classe 1 per analzzare terreni contaminati nella regione della città di Zhangye, in Cina. In questa zona l’inquinamento da abuso di antibiotici e pesticidi in agricoltura è particolarmente rilevante. Inoltre, la regione è caratterizzata da elevata urbanizzazione e accentuata presenza di insediamenti industriali.
Gli integroni di classe 1 sono frammenti di DNA batterico che possono essere definiti come “organismi sentinella”. La loro presenza denuncia l’esistenza di uno stress ambientale dovuto a problemi di resistenza da antibiotici o a un’eccessiva concentrazione di metalli pesanti.
«Usando bioindicatori come gli integroni di classe 1, possiamo dire con precisione se una zona è inquinata o meno e se ci sono sinergie potenzialmente pericolose per la salute umana – spiegano Brusetti e Borruso – Una verifica di questo tipo ci permette di capire immediatamente se siamo in presenza di inquinamento da antibiotici, da metalli pesanti e se ci sono resistenze che possono trasmettersi orizzontalmente, da individuo a individuo, mettendo quindi queste importanti informazioni ambientali e sanitarie a disposizione delle autorità».
La ricerca, sostenuta dalla Fondazione Kurt Eberhard Bode, dal Consiglio Norvegese per la Ricerca e dalla Fondazione della Libera Università di Bolzano, è stata pubblicata su Science of the Total Environment.
L’applicazione di questo metodo, in futuro, potrebbe rendere meno costoso e più veloce individuare un inquinamento ambientale, soprattutto per quanto riguarda gli inquinamenti emergenti.
Il gruppo di ricerca sta effettuando esperimenti analoghi in Trentino-Alto Adige.
Efsa (European Food Safety Authority) ha elaborato un documento per descrivere le misure che possono essere adottate per ridurre l’uso di antibiotici in agricoltura.