Dal rapporto 2016 dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) sulla qualità dell’aria in Europa emerge un lieve miglioramento. Tuttavia, l’inquinamento atmosferico resta il fattore ambientale con la maggiore pericolosità per la salute, soprattutto nelle aree urbane.
Il documento dell’AEA “Air quality in Europe – 2016 report“ contiene i dati misurati dalle stazioni di monitoraggio di oltre 400 città europee e la loro analisi aggiornata dal 2000 al 2014.
Fonti di inquinamento atmosferico
L’inquinamento atmosferico ha diverse fonti sia antropiche sia naturali.
Sono di origine naturale gli inquinanti provenienti da:
- erosione dei terreni
- eruzioni vulcaniche
- aerosol dalle masse d’acqua superficiali
- forme viventi.
Gli inquinanti di origine antropica provengono prevalentemente dalle combustioni e dall’usura dei materiali provocata dalle varie attività umane.
Effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute
A settembre 2016, è stato pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) anche il rapporto “Ambient air pollution: a global assessment of exposure and burden of disease” che ribadisce la rilevanza dell’inquinamento atmosferico (outdoor e indoor) quale principale fattore di rischio ambientale per la salute della popolazione mondiale.
Nel 2013, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato l’inquinamento atmosferico come cancerogeno per l’uomo (Classe 1). Questa Classe viene utilizzata quando c’è sufficiente evidenza di cancerogenicità nell’uomo. Eccezionalmente, un agente può essere collocato in Classe 1 quando l’evidenza nell’uomo è meno che sufficiente, ma c’è evidenza sufficiente negli animali e forte negli esseri umani esposti che il meccanismo d’azione dell’agente è rilevante per la cancerogenicità.
Gli inquinanti atmosferici per i quali sono state riscontrate evidenze del fatto che incidono sulla salute in modo più significativo sono:
- particolato PM2,5 e PM10
- biossido di Azoto
- ozono troposferico
Svariati studi dimostrano che gli effetti delle esposizioni prolungate e di picco a questi inquinanti vanno dai danni al sistema respiratorio fino al decesso prematuro.
Decessi prematuri imputabili all’inquinamento dell’aria
Nel rapporto dell’AEA sono riportate le stime dei decessi prematuri registrati nel corso del 2013 riconducibili all’esposizione agli inquinanti atmosferici:
- PM2,5: 467 000 decessi prematuri in 41 paesi dell’Europa
- biossido di azoto (NO2): 71 000 decessi prematuri
- ozono (O3) troposferico: 17 000 decessi prematuri.
Anche il rapporto dell’OMS imputa a questi tre inquinanti la quota più rilevate di effetti sanitari. La preoccupazione maggiore è comunque rivolta al particolato.
PM2,5 ed effetti sulla salute
Il termine PM2,5 o particolato fine indica le particelle solide e liquide aerodisperse di diametro aerodinamico inferiore o uguale a 2,5 µm.
Le particelle con questo diametro sono respirabili, cioè possono raggiungere gli alveoli. Qui possono esercitare un danno meccanico ai polmoni e passare nel circolo sanguigno provocando effetti diretti al sistema cardiocircolatorio o indiretti attraverso lo stimolo di risposte infiammatorie.
Il PM2,5 è considerato un inquinante a componenti multiple: oltre a costituire un fattore di rischio in se stesso (indipendentemente dalla composizione chimica che lo caratterizza), è un vettore di numerosi agenti tossici e cancerogeni, quali metalli (es. Arsenico, Piombo, Cadmio, Nickel), idrocarburi policiclici aromatici IPA (es. benzo(a)pirene), diossine e furani.
Il PM2,5 è classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) come un cancerogeno in Classe 1 per l’uomo.
Non soltanto l’incidenza di tumori del polmone è legata alla concentrazione di PM2,5: lo studio Atmospheric fine particulate matter and breast cancer mortality: a population-based cohort study rivela che anche per i tumori al seno esiste un nesso tra concentrazione di particolato sottile e prognosi infausta della malattia.
Dall’esposizione a valori elevati di PM2,5, inoltre, possono derivare patologie croniche o acute come:
- asma,
- bronchite,
- reazioni allergiche,
- broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Nei soggetti cardiopatici, i sintomi cardiaci possono peggiorare.
Si stima che il particolato sottile riduca l’aspettativa di vita nell’Unione Europea di più di 8 mesi.
Il PM2,5 in Europa
I risultati dei monitoraggi dell’AEA, dimostrano che nel 2014:
- circa l’85% della popolazione urbana dell’UE è stato esposto a livelli di PM2,5al di sopra di quelli raccomandate dall’OMS,
- l’8 % è stato esposto a livelli di PM2,5 più alti del valore obiettivo UE.
D’altronde, nel periodo 2006-2014 il livello medio annuo di PM2,5 è diminuito in tutti i tipi di stazioni (aree urbane, zone di traffico, siti di fondo urbano, ecc.).
Inoltre, è diminuita nel corso degli anni l’esposizione a livelli di PM superiori alle raccomandazioni dell’OMS.
Le emissioni di PM2,5 derivate dalla combustione di biomasse non sono diminuite in modo significativo.